No conozco la prisión; jamás he estado en una y no llego a imaginar los olores que allí se respiran, ni los agobiantes paseos por sus pasillos, ni muchos menos la soledad de sus celdas. Hoy camino libre, sigiloso, sin huellas, puedo disfrutar del viento, de la noche, de la lluvia (que siempre es un buen pretexto para disimular la imagen), de la compañía de algún perro vago, de saberme lejos de los miserables a quienes pagan por buscarme. Hoy corro lejos de la ciudad, pero no es solo el generoso oxigeno de los arboles el que hincha mi pecho, es también el orgullo de saber que tengo más hermanos y hermanas de lxs que puedo conocer, pero no importa sé que están allí, sus acciones me hablan de ellxs, ellxs son acción.
Mis pasos ya no tienen la certeza de un rumbo fijo, pero si la de encaminarse en la destrucción del poder, por lo que se han vuelto más ligeros e impredecible, llevo conmigo todo el odio y el desprecio a sus leyes, a su autoridad, a su sociedad, por lo que no tengo espacio para la culpa ni el temor al castigo. Me deshice también de la ingenua idea de que la libertad es el lugar que se esparce fuera de los muros de la cárcel. Para mí la libertad no es un lugar, ni un permiso, es acción, es el sentido antiautoritario que colma cada acto, es el nerviosismo que precede al ataque, es la expresión incontrolada por un/a compañerx, es sentirse vivo, porque sabes que tu vida ya no le pertenece al capital, sino que lo enfrenta.
Ya no importa el destino al que me conduzca el camino que ahora recorro, allí encontrare individuos libres y salvajes con quienes procurar la revuelta, con quienes afilar la solidaridad, con quienes apoyar la inquebrantable voluntad de hacer volar el orden existente, de destruir cada jaula y cada celda. No he necesitado entrar en una prisión para sentir en mi propia piel la angustia del encierro, por lo que espero que cada una de estas palabras les llegue cargas con toda la fuerza y el cariño con que son escritas, a cada unx de lxs compañerxs secuestradxs por el estado y el capital, en cualquier parte del mundo. Sepan también que habemos muchxs que seguimos luchando contra el monstruo que retiene su cuerpo, que lxs defendemos del olvido, que ni los muros podrán aislar todo el calor que les enviamos, no importa cuán altos y cuán gruesos , ya encontraremos algo que hacer arder.
Yo y muchxs compañerxs que hacemos la vida insurrecta sabemos que cada acto/acción trae consecuencias, favorables o desfavorables, aciertos o errores, y nos hacemos cargo pues estamos orgullosos de ser lo más consecuentes posible. Es por eso que asumo y aprendo de mis errores , y busco compartir y multiplicar las experiencias de ataque, no importa que busquen atemorizarnos con sus prisiones y con el FBI tras de nosotrxs, no nos silenciaremos, seguiremos preocupadxs y ocupadxs de que nuestrxs hermanxs secuestradxs sigan presentes, que su lucha se sepa y se propague, de seguir compartiendo con ellxs todo nuestro afecto. Nosotrxs no olvidamos y vivimos con la urgencia de seguir empuñando la solidaridad contra esta sociedad de sumisión y apatía.
Cada palabra de este comunicado busca destruir el silencio que intenta aislar a nuestrxs hermanxs secuestradxs, tras ellas hay vidas que se empeñan en lo mismo, con algo más que palabras. Por cada prisionerx, por Axel, Cristian, Matías, Pablo, Flora, por Marco, Gabriel, por todxs lxs que no se someten y continúan en pie de guerra. En cada vida y en cada acción siguen presentes y vivxs también, aquellxs que su vida desbordó este mundo, todxs lxs que murieron enfrentándose al poder, no los olvidamos. Matías y Jaime, para quienes sus asesinos no tuvieron ni un poco de valor para dispararles de frente. Quiero recordar especialmente también a Jonny Cariqueo y el punky Maury a quienes tuve la suerte de conocer, la alegría de cruzar algún gesto, alguna palabra y hoy tengo el placer de hacer que sus vidas sigan enfrentándose al poder. Gracias por enseñarnos, que contra el poder la única batalla que se pierde es la que no se da.
Trad Italiano
Fuente: Culmine
Non conosco la prigione; non ci sono mai finito dentro e non riesco ad immaginare gli odori che vi si respirano, né i soffocanti passeggi nei suoi corridoi, né tanto meno la solitudine delle celle. Oggi, cammino libero, prudente, senza tracce, posso godere del vento, della notte, della pioggia (sempre un buon pretesto per mascherare l’immagine), della compagnia di alcuni cani randagi, del sapermi lontano dai miserabili pagati per ricercarmi. Oggi, corro lontano dalla città, ma non è solo il generoso ossigeno degli alberi a gonfiarmi il petto, ma anche l’orgoglio di sapere che ho fratelli e sorelle che posso non conoscere, ma so che sono lì, le azioni mi parlano di essi, essi sono azione. I miei passi non hanno la certezza di una direzione stabilita, ma quella di un percorso verso la distruzione del potere,. Per questo i miei passi son divenuti più leggeri ed imprevedibili. Ho con me tutto l’odio e il disprezzo verso le loro leggi, la loro autorità, la loro società; per questo in me non c’è posto per la colpa né per la paura della punizione. Mi sono disfatto anche dell’idea ingenua che la libertà sia il luogo che si sparge fuori dalle mura del carcere. Per me la libertà non è un luogo, né un permesso, è azione, è il nervosismo che precede l’attacco, è l’espressione incontrollata per un compagno/a, è sentirsi vivo, perché sai che la tua vita non appartiene più al capitale, ma che si scontra con esso. Non importa più la destinazione alla quale mi conduce in cammino che sto percorrendo, lì troverò individui liberi e selvaggi, con i quali ci si darà alla rivolta, con i quali affilare la solidarietà, con i quali sostenere l’indomita volontà di far saltare in aria l’ordine esistente, di distruggere ogni gabbia ed ogni cella. Non ho avuto bisogno d’entrare in una prigione per sentire sulla mia pelle l’angoscia della reclusione, per questo mi aspetto che ognuna di queste parole giunga carica di tutta la forza e l’affetto con cui vengono scritte ad ognuno dei compagni sequestrati dallo stato e dal capitale, in qualsiasi parte del mondo. Sappiate anche siamo in tanti che continuiamo a lottare contro il mostro che trattiene i vostri corpi, che vi difendiamo dall’oblio, che le mura non potranno isolare tutto il calore che vi inviamo, non importa quanto alte e quanto spesse siano, noi troveremo qualcosa da far ardere.
Io e molto compagni che facciamo una vita insorgente sappiamo che ogni atto/azione ha le sue conseguenze, favorevoli o sfavorevoli, successi ed errori, e ce ne facciamo carico perché siamo orgogliosi di esser il più coerenti possibile. E’ per questo che accetto ed apprendo dai miei errori, e cerco di condividere e moltiplicare le esperienze di attacco, non importa che cerchino di intimorirci con le loro prigioni e con l’FBI dietro di noi. Noi non staremo zitti, continueremo preoccupati e occupati a che i nostri fratelli e le nostre sorelle sequestrati/e siano con noi, che sia conosciuta la loro lotta e che si diffonda, continuando a condividere con essi tutto il nostro affetto. Non dimentichiamo e viviamo con l’urgenza di continuare ad impugnare la solidarietà contro questa società di sottomissione e di apatia. Ogni parola di questo comunicato vuole distruggere tutto ciò che cerca di isolare i nostri fratelli e le nostre sorelle sequestrati/e. Ma oltre le parole ci sono delle esistenze che si impegnano. Per tutti i prigionieri, per Axel, Cristian, Matías, Pablo, Flora, per Marco, Gabriel, per tutti quelli che non si sottomettono e continuano sul piede di guerra. In ogni vita, in ogni azione continuano ad esser presenti e vivi anche quelli che la cui esistenza ha lasciato questo mondo, tutti quelli che sono deceduti scontrandosi con il potere, non li dimentichiamo. Matías e Jaime, per voi gli assassini non hanno avuto nemmeno il coraggio per spararvi in faccia. Voglio ricordare specialmente Jonny Cariqueo ed il punky Maury, che ho avuto l’onore di conoscere, la gioia di condividere qualche gesto, qualche parola ed oggi ho il piacere che le loro vite continuano a scontrarsi con il potere. Grazie per averci insegnato che contro il potere l’unica battaglia che si perde è quella che non viene fatta.